VERBANIA - 10-07-2023 -- Andrà di fronte al Consiglio di Stato, per il ricorso della società 2i Rete Gas, la controversia sulla bonifica dell’ex gasometro di Pallanza. È l’ultimo atto di un’annosa vicenda iniziata nel 2016 quando, durante la progettazione di quello che avrebbe dovuto essere il parcheggio a servizio del teatro Maggiore, da edificare sul piazzale antistante l’ex Padana gas, in via San Bernardino, campionamenti del terreno svelarono trattarsi di un sito inquinato. La presenza di mercurio e arsenico, compresa una vasca intubata colma di idrocarburi allo stato liquido, avviò la procedura di bonifica prevista per legge e affidata al coordinamento della Provincia.
Iniziò così un approfondimento che, anche con pareri divergenti di Comune e Provincia, portò alla decisione di assegnare la responsabilità dell’inquinamento in parti uguali alla città di Verbania e a 2i Rete Gas spa, come “erede” della società che produsse l’inquinamento.
Il gasometro, realizzato nel 1873, era l’impianto in cui Pallanza produceva il cosiddetto gas illuminante, o gas di città. Lì veniva accumulato il combustibile per l’illuminazione pubblica cittadina, ottenuto distillando il litantrace che, tolti gli scarti di carbone, si presentava sotto forma di un gas composto da idrogeno (50%), metano (35%), monossido di carbonio (10%) ed etilene (5%).
La sua produzione cessò nel 1954, quando fu sostituito dal metano, gestito fino al 1966 dalla Sogea (Società anonima officina del gas ed esercizi affini) e, dopo un anno in cui lo curò direttamente il comune di Verbania, in appalto alla Padana gas che, dopo alcuni passaggi societari, è giunta a 2i Rete Gas.
Per quest’ultima non sussiste alcun rapporto con la società che inquinò originariamente, tanto che ha presentato ricorso al Tar Piemonte contro il provvedimento della Provincia che le accolla la metà dell’onerosa bonifica. Ricorso in cui è risultata soccombente e contro il quale ora ha presentato appello. Sarà il Consiglio di Stato a scrivere la parola fine a questa querelle ambientale.