STRESA - 04-07-2023 -- Sono iniziate ieri mattina le operazioni di taglio e di rimozione della fune d’acciaiospezzatasi provocando lo schianto della funivia del Mottarone il 23 maggio del 2021. La Procura, che mantiene tuttora sotto sequestro l’intero impianto, ha dato incarico ai vigili del fuoco di ripristinare la sicurezza dei luoghi e il comando provinciale ha avviato un’operazione che si protrarrà per qualche settimana.
Supera i cinque chilometri la lunghezza complessiva della fune, che in parte è caduta sul terreno e in parte è impigliata tra alberi e vegetazione, in alcuni punti a decine di metri d’altezza. Il compito si presenta complesso, anche perché il teatro delle operazioni sono boschi in forte pendenza, o addirittura zone impervie, difficili da raggiungere.
Il piano dei vigili del fuoco, che già sono intervenuti con personale e mezzi speciali per rimuovere e consegnare ai periti la cabina numero 3, quella che schiantandosi quella maledetta domenica s’è portata via 14 persone lasciando un solo superstite, prevede il sezionamento dei cavi. Utilizzando troncatrici a disco il cavo sarà suddiviso in modo che ciascuno spezzone possa poi essere avvolto su una speciale bobina -si stima che, alla fine, saranno, una decina- e portato al deposito della Provincia in cui si trovano gli altri reperti.
L’intervento non è finalizzato ad accertamenti di natura giudiziaria, ma ha lo scopo di garantire la sicurezza delle persone, escursionisti in primis. Durante la fase dei lavori il sentiero e le aree sulle quali si trova la fune saranno interdette a tutti.
L’azione della Procura supera l’impasse creatosi tra Regione e comune di Stresa, che “discutono” sulla proprietà dell’impianto e che, in due anni, non hanno mai avanzato alcuna istanza di dissequestro, anche solo per i luoghi e le attrezzature non interessate dal disastro: il primo tratto Carciano-Alpino. Tecnicamente la proprietà è in capo alla Regione, che avrebbe dovuto cederla, a ristrutturazione finita (nel 2017), al comune di Stresa. Questo trasferimento non s’è mai perfezionato e, dal momento della tragedia a oggi, nessuno dei due enti s’è mai davvero interessato alla conservazione. Anzi, Torino ha più volte preso le distanze dalla proprietà.