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tribunale aula a vuota

VERBANIA - 10-06-2023 -- Un processo imbastito senza prove convincenti, un testimone accompagnato dai carabinieri, la reticenza davanti al giudice e le intemperanze verbali al pubblico ministero. Non sarà certamente annoverata tra le più fulgide pagine della giustizia italiana quella andata in scena ieri al Tribunale di Verbania. A giudizio, con l’accusa di aver ricettato una bicicletta e difeso dall’avvocato Patrizia Testore, c’era un domese noto alle forze dell’ordine. Contro di lui gli elementi di prova raccolti erano scarsi, a partire dalla denuncia del proprietario del mezzo, che aveva raccontato ai carabinieri d’aver udito rumori in soffitta e di essere poi sceso a controllare anche in cantina -dalla quale mancava la bicicletta di proprietà della mamma-, notando il lucchetto della porta aperto e abbandonato a terra. Due ore dopo aver denunciato il furto, la bici era stata ritrovata dai militari nella cantina dell’imputato, trovata con la porta aperta.

Senza testimoni del furto, né prove che l’imputato fosse venuto in possesso della bicicletta (il luogo era aperto e accessibile a chiunque), l’accusa era difficile da sostenere. Ciononostante la Procura ne ha disposto il rinvio a giudizio, citando come teste il proprietario della bici. Che, assente ingiustificato in un'altra udienza benché citato, s’è trovato a subire l’accompagnamento coattivo. All’udienza di ieri è giunto a Palazzo di giustizia scortato da tre carabinieri che l’hanno prelevato in casa, portandolo di fronte al got Elisabetta Ferrario. Già nervoso per questa imposizione, non ha gradito le domande del pm, il viceprocuratore onorario Rosanna Zema, che ha insistito nel cercare di capire meglio le circostanze denunciate. È qui che il teste ha cominciato a polemizzare e a dare della maleducata al pm, trincerandosi dietro la stessa risposta: “non ricordo”. Ammonito dal giudice perché a rischio di denuncia, ha concluso il suo esame ma, lasciando l’aula, s’è lasciato scappare altre parole polemiche.

Per la cronaca l’imputato è stato assolto. È stato lo stesso pubblico ministero a chiederlo, con la formula dell’assenza di prove. Se questo procedimento fosse giunto in aula dopo la riforma Cartabia, facilmente si sarebbe chiuso all’udienza predibattimentale col medesimo esito.

 


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