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p d giustizia 22

VERBANIA - 06-06-2023 -- Ha scelto di patteggiare, ottenendo dalla Procura una pena contenuta (due anni), con la garanzia della sospensione condizionale, senza pene accessorie e con un risarcimento di circa 138.000 euro, inferiore a quanto inizialmente contestato. Si chiuderà con l’udienza del 18 luglio la vicenda di corruzione e peculato che ha dilaniato negli ultimi anni il coordinamento territoriale di volontariato della protezione civile del Vco e il consorzio degli enti assistenziali Vco Emergenza.

Protagonista è Stefano Barassi, 54 anni, ex presidente dei due organismi e, per circa vent’anni, padre-padrone (dominus, come viene definito dall’accusa) delle due realtà, dalle quali avrebbe sottratto denaro per fini personali -e delle sue società private- e, grazie al controllo delle quali, si sarebbe fatto pagare una tangente da 107.960 euro (90.000 più Iva) per dare a una società di Baveno appalti per la gestione dei ponti radio d’emergenza per un importo di 385.000 euro.

Il contestato peculato si riferisce a circa 30.000 euro fatturati da un cantiere nautico di Verbania alla protezione civile per asserite riparazioni di un’imbarcazione dell’ente ma in realtà -secondo l’accusa- utilizzati per il parziale acquisto di un tender Nautique G20 finito a una sua società.

La corruzione, contestata in concorso con l’imprenditore Marco Ribolzi della Abrate telecomunicazioni di Baveno (per il quale si procede con un fascicolo separato), riguarda invece i contratti di manutenzione dei ponti radio in cambio dei quali Barassi avrebbe preteso per sé 90.000 euro in nero, trasformati in fatture d’una sua società alla Abrate per dare una parvenza di regolarità, anche contabile.

Il “caso” scoppia a fine 2020, dopo il passaggio di testimone, sia in protezione civile, sia a Vco Emergenza, di Barassi ad altri presidenti. I nuovi amministratori si trovano in contabilità fatture poco chiare e movimenti bancari sospetti. Approfondiscono e, a fronte di numerose anomalie, si decidono a presentare denuncia. Inizia un’indagine, condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dal sostituto procuratore Sveva De Liguoro, che ipotizza sei capi di incolpazione. Oltre al peculato e alla corruzione, vengono contestati altri due casi di peculato (servizi di catering per circa 21.000 euro e acquisto d’un oggetto di ferro da poche centinaia di euro) e altrettanti di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, un reato fiscale.

A seguito della memoria difensiva redatta dagli avvocati Paolo Della Noce e Lucio Lucia di Milano, l’accusa stralcia le altre accuse, di cui chiede l’archiviazione poiché ritiene che le condotte siano in parte spiegabili con le tesi difensive e in parte non verificabili per via di una gestione molto confusa e disordinata. L’archiviazione viene ratificata dal gip a fine 2022.

Per i capi rimanenti la scelta processuale è il patteggiamento in fase di indagini, che è stato definito già nella precedente udienza preliminare, aggiornata a oggi per discutere dei risarcimenti, quantificati in circa 138.000 euro, che andranno definiti da qui al 18 luglio.

Dal procedimento sono esclusi i due enti che hanno denunciato la mala gestio. La protezione civile perché, pur danneggiata dal peculato, non può costituirsi parte civile quando l’istanza di patteggiamento viene avanzata in fase di indagini. Vco Emergenza, al di là del medesimo motivo, perché, archiviati gli altri casi, è coinvolta solo nella corruzione, reato contro la pubblica amministrazione. Resta loro la facoltà di procedere con una causa civile.

 

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