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VERBANIA - 06-06-2023 -- Per la giustizia penale il femminicidio di Sonia Solinas, la barista di 49 anni uccisa accoltellate nella propria abitazione il 26 aprile dell’anno scorso, non ha responsabili. Il principale indiziato, il compagno Filippo Ferrari, operaio di 37 anni con cui aveva una relazione da una quindicina d’anni, s’è tolto la vita il giorno stesso della tragedia, buttandosi da un ponte sulla provinciale tra Rovegro e Cicogna, a Cossogno. A chiedere che sia riconosciuta la sua responsabilità, attraverso un risarcimento, è ora il figlio della vittima, ventitreenne residente nel basso Verbano. Rappresentato dall’avvocato Matteo Mossio, ha avviato una causa di risarcimento verso gli eredi del presunto femminicida, nei confronti dei quali sta agendo con la richiesta di un sequestro conservativo. In via d’urgenza e inaudita altera parte, ha domandato al Tribunale civile che, riconoscendo, sia il fumus boni iuris (il sospetto fondato che abbia ragione), sia il periculum in mora (il rischio che il capitale sia disperso), blocchi i beni oggetto d’eredità: tre appartamenti, perché un quarto è già stato venduto. In risposta il giudice ha fissato per l’altra settimana un’udienza in cui entrambe le parti si confronteranno.

L’omicidio di Solinas fu scoperto la mattina del 26 aprile, quando la mamma -avvisata dai titolari del Marconi beach, che non l’avevano vista arrivare al lavoro- entrò in casa a cercarla. Trovò il corpo privo di vita in soggiorno, col volto coperto da un telo. Era stata uccisa da tre coltellate alla gola, indicativamente tra le 6 e le 8, stabilì il medico legale. Nemmeno il tempo di avviare le indagini e arrivò la notizie del suicidio del compagno, gettatosi da un viadotto alto 25 metri. Gli accertamenti effettuati anche dai Ris di Parma, che trovarono sotto le unghie di lei cellule epiteliali col Dna di lui fecero propendere la Procura di Verbania per un caso di omicidio-suicidio, un femminicidio vero e proprio.

Una sentenza non c’è, ma gli elementi raccolti inducono il figlio a chiedere un risarcimento che il legale stima si aggiri sui 300.000 euro. Risarcimento che, avendo gli eredi del suicida accettato l’eredità, viene rivolto a loro: papà, mamma e sorella del defunto.

Nella foto la casa di Dormelletto dove avvenne l'omicidio.

 


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