VERBANIA - 03-06-2023 -- Il ricorso della Procura è improcedibile e le assoluzioni diventano definitive. Con il deposito delle motivazioni del cosiddetto processo Montefibre ter si scrive un’altra pagina nella lunga vicenda giudiziaria dei morti e dei malati d’amianto nell’ex stabilimento chimico di viale Azari.
A inizio maggio la Corte d’Appello di Torino, ribaltando la decisione presa in precedenza, aveva condannato a dodici e undici mesi -oltre a 1,5 milioni di risarcimento- i tre manager superstiti (tutti ultraottuagenari, gli altri sei sono nel frattempo deceduti) accusati di lesioni e omicidio colposi, di fatto riaprendo a un nuovo passaggio in Cassazione questo filone del procedimento, il bis.
Il ter, che tratta simili casi amianto-correlati con 8 morti (7 operai e un loro familiare) e 7 malati sempre verificatisi in fabbrica, è invece chiuso per sempre. Gli Ermellini non hanno nemmeno preso in esame le tesi del sostituto procuratore Nicola Mezzina ritenendo che i motivi di ricorso, riconducibili sostanzialmente a una diversa interpretazione dei fatti e, quindi, a una carenza di motivazione, non sono ammissibili in casi come questo, dove si arriva da due sentenze di assoluzione. La prima l’aveva pronunciata il giudice del Tribunale di Verbania Raffaella Zappatini a fine dicembre 2017, la seconda la Corte d’Appello di Torino nell’ottobre del 2021.
Resta in piedi, oltre al Montefibre bis, il quater (assoluzione in primo grado a Verbania a inizio 2023), e il quinquies, appena istruito e avviato. Il primo processo Montefibre s’è chiuso con la condanna di tre manager per due casi di omicidio colposo da asbestosi (assoluzione per gli altri).