VERBANIA - 25-05-2023 -- Va letto nel “non detto” più che in quel che è stato dibattuto e votato (con tante assenze, forse alcune volute) l’acceso finale del Consiglio comunale di Verbania dell’altra sera. All’ultimo punto dell’ordine del giorno c’era il recesso dalla convenzione di segreteria con i comuni valsesiani di Carcoforo, Civiasco e Salasco. Comuni che la segretaria generale Antonella Mollia segue da sempre e che s’è portata in dote quando Verbania è subentrata nella convenzione alla Provincia di Vercelli, dalla quale la dirigente proviene. Per il sindaco Silvia Marchionini, a poco più di un anno da quella decisione, il conto è troppo salato. I 164.000 euro dello stipendio, caricati per l’83,6% su Verbania e per il 5,5% agli altri tre comuni (poco meno di 8.000 euro l’uno), sono una cifra “mai spesa da Verbania per un segretario” - ha detto e vanno ridotti “per la sobrietà che ha contraddistinto questa Amministrazione, già dal primo mandato”.
Con questa motivazione, non contenuta nel documento proposto al Consiglio comunale -in cui si parlava di una generica riorganizzazione- ma spiegata pochi giorni prima alla conferenza dei capigruppo, la proposta è arrivata in aula, presentata dal sindaco senza quella parte anticipata ai capigruppo, cioè il successivo ingresso nella convenzione con Pieve Vergonte, Vogogna, Masera e Calasca Castiglione.
Che ci fosse nervosismo s’è visto subito, nel momento in cui la vicepresidente del Consiglio comunale, Giovanna Agosti, ha invitato la segretaria -che ha ceduto la verbalizzazione al presidente Giovanni Battista Finocchiaro De Lorenzi- a lasciare l’aula anche da spettatrice, poiché si sarebbe parlato di lei, ricevendo un diniego.
La discussione s’è subito infervorata con l’intervento di Mattia Tacchini, che ha letto due missive, una dei sindaci dei comuni esclusi dalla convenzione, fortemente critici con Marchionini, e una di diffida ad agire del sindacato dirigenti, schierato in difesa di Mollia, che non può essere mandata via – hanno affermato – se non nei modi di legge, cioè entro i 120 giorni successivi all’elezione. Dalle minoranze è arrivato un monito alla maggioranza: attenzione a votare atti a rischio di legittimità, con un possibile danno erariale – come ha affermato Attalla Farah di Prima Verbania.
Il primo cittadino ha risposto con fermezza, ribattendo a tutti gli interventi, difendendo il diritto di Verbania a risparmiare e invitando la maggioranza a votare. Ma non ha mai citato una volta la segretaria, né ha affermato di volerla sostituire, come è parso dall’intervento del capogruppo Pd Roberto Gentina, che le ha anche augurato le migliori fortune. Che il rapporto tra le due, sino a poco tempo fa solido, si sia incrinato, è più di una voce. Che la revoca della convenzione e l’eventuale ingresso in una nuova convenzione fosse il percorso amministrativo per liberarsene, è un sospetto. Di fatto, però, avverrà il contrario. Revocata la convenzione, Mollia tornerà al 100% a Verbania, come prevede il contratto e, semmai, qualche comune piccolo potrà convenzionarsi col capoluogo. E se si volesse andare con Pieve Vergonte -il sindaco di quel comune ha già scritto rendendosi disponibile- e gli altri ossolani, sarebbero loro a dover rinunciare al proprio segretario.
La revoca della convenzione è stata comunque lacerante per la maggioranza: Massimo Ronchi del Centro civico ha votato contro e, tra assenze e abbandono dell’aula, i sì sono stati solo 16, uno in meno del numero legale.