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VERBANIA - 23-05-2023 -- Che fossero dei professionisti era stato chiaro sin dall’inizio. Dal momento in cui il primo rapinatore ha estratto la pistola a quello in cui i due complici hanno “ripulito” due teche di orologi di lusso e monili per 150.000 euro, sono passati 1’28”. Un vero e proprio blitz quello del novembre 2021 alla gioielleria Zanaboni di Arona, concluso senza violenza, con un bottino ingente e con una fuga rapida che ha permesso ai malviventi di farla franca. Almeno fino a quando, grazie alla tecnologia e a una grande mole di lavoro individuale, i carabinieri non sono arrivati alla banda di lituani smantellata con l’emissione di quattro mandati di arresto europeo, due dei quali eseguiti.

Mentre due dei componenti di quel piccolo commando sono a processo a Verbania, altrettanti sono latitanti, ricercati in tutta Europa.

Il quarto, oltre ai tre entrati nell’oreficeria nel centro di Arona, li aspettava fuori, accanto a una bicicletta. Ricevette da loro la borsa con la refurtiva e si allontanò in direzione opposta, per confondere gli investigatori. I carabinieri del Radiomobile di Arona si mossero fin da subito, ricostruendo con le numerose telecamere della videosorveglianza aronese (connesse in tempo reale con la centrale operativa della stazione) e grazie ai racconti di alcuni testimoni oculari, il percorso compiuto dai rapinatori, prima e dopo, a piedi. E, spulciando i filmati del giorno prima, li hanno individuati durante il sopralluogo, condotto con un quinto uomo, considerato il basista, conoscitore dei luoghi, mai del tutto identificato, né accusato.

Decisiva, come detto, è stata la tecnologia. Senza impronte digitali (indossavano i guanti) e senza immagini nitide dei volti, ricostruiti gli spostamenti (l’arrivo in treno a Dormelletto la mattina, il passaggio in taxi e il ritorno a piedi e in bici), lo spunto investigativo è giunto dal cellulare che uno dei malviventi è stato visto usare. Incrociando le celle e vagliando tutte le utenze connesse, concentrandosi su quelle intestate a persone dell’est Europa (per la lingua nella quale sono stati uditi parlare tra di loro) ne è stata attenzionata una lituana. L’esame del traffico dati ha permesso di individuarne il percorso: entrata in Italia da Tarvisio la sera prima e uscita da Gorizia il giorno dopo, s’è fermata nella zona di Gallarate, dove è stato individuato l’albergo in cui hanno dormito i quattro rapinatori, a quel punto individuati definitivamente, anche grazie ai profili social le cui immagini sono state mostrate al personale dell’hotel.

 


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