ROMA – 06.01.2016 – Dalla provincia di Palermo
al Verbano Cusio Ossola, da Petralia Sottana a Verbania e Domodossola. Anche se migliaia di chilometri separano il piccolo centro della provincia di Palermo alle nostre realtà piemontesi al confine con la Svizzera, c’è una storia che le accomuna e le unisce. Nel cuore delle Madonie, in una zona montuosa e ai piedi di un Parco, il ministero della Salute ha detto “no” a ogni richiesta di deroga, decretando la chiusura del punto nascite locale, dove i parti sono al di sotto di quella soglia di 500 l’anno ritenuta minimo indispensabile – in deroga, appunto, ai 1.000 annui – per le zone disagiate.
È stato lo stesso ministro, Beatrice Lorenzin, a prendere posizione scrivendo ai sindaci della zona, che protestano vibratamente: “Non è accettabile che un'intera zona del territorio italiano oggi viva il disagio di avere un punto nascita privo della garanzia della presenza in guardia attiva h24 di ginecologi, pediatri/neonatologi ed ostetriche”.
Il caso di Petralia Sottana è simile a quello del Verbano Cusio Ossola, dove la soglia di 500 – a 1.000 non ci si arriva – è superata grazie all’escamotage di considerare i punti nascita del “San Biagio” di Domodossola e del “Castelli” di Verbania come un unico reparto. Presi singolarmente i due non arrivano a 500 e, teoricamente, non dovrebbero restare aperti. In questa fase di riforma e di riorganizzazione, però, in attesa dell’ospedale unico provinciale di Ornavasso, la situazione resterà congelata. Difficile però prevedere il futuro perché, negli ultimi anni, nel Vco s’è registrato un calo delle nascite generalizzato ma s’è anche manifestato un fenomeno “migratorio” delle partorienti che scelgono realtà vicine (su tutte Borgomanero) e meno vicine, addirittura fuori regione, come Varese.