VERBANIA – 03.12.2015 – Uno è stato assolto

perché il fatto non sussiste, l’altro perché non costituisce reato. È giunta all’epilogo la vicenda giudiziaria che vedeva coinvolti Paolo Bertozzi e Massimo Montorfano, rispettivamente titolare e rappresentante della Tecno-Gaz di Parma, azienda specializzata nella produzione di apparecchi per l’odontoiatria. Nel novembre del 2010 Montorfano si recò in uno studio dentistico della provincia per presentare un apparecchio per la somministrazione del protossido d’azoto, il gas con il quale i pazienti vengono sedati. A testarlo si offrì proprio la dentista dello studio, che allora aveva 35 anni. Dopo poche boccate di gas la donna si sentì male e perse la sensibilità a una gamba. Da quel giorno non ha recuperato l’uso dell’arto, fatica a deambulare e ha una disabilità accertata.

Per le lesioni la Procura di Verbania ha perseguito i due imputati, Montorfano è stato accusato anche dell'esercizio abusivo della professione medica. Bertozzi è stato scagionato da ogni accusa con formula piena (lo stesso pm Guido Dell'Agnola ne aveva chiesto l'assoluzione), mentre Montorfano perché il fatto non costituisce reato. Al rappresentante, tuttavia, è stata comminata dal giudice Luigi Montefusco una multa di 300 euro per esercizio abusivo della professione medica essendo provato – secondo il magistrato – che l’uomo non aveva le qualifiche per poter utilizzare il protossido d’azoto e che per questa procedura sarebbe servito un medico.

Il processo s’è basato anche sulle relazioni dei periti. Quello del pm ritiene provato il nesso tra l’inalazione del gas e il danno neurologico, determinato anche da una mutazione genetica della donna allora non conosciuta. Quello della difesa ritiene invece non compatibile il danno con l’esposizione al gas. La dentista, che non s’è costituita parte civile nel processo, ha intentato una causa civile che è già terminata nella fase istruttoria e dovrebbe andare a sentenza prossimamente.