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via de bonis
VERBANIA – 21.11.2015 – Era un martello. O forse no,

probabilmente no. Potrebbero essere state l’adrenalina e qualche bicchiere di troppo a far eccedere, nella descrizione di quella concitata sera del 13 dicembre 2013, il racconto di Davide Garbetta, giovane verbanese che ieri è comparso in tribunale a Verbania per rispondere dei reati connessi a un’accesa lite finita in zuffa. Insieme a lui erano imputati gli amici Maurizio Terazzi e Manuel Lomazzi, oltre a Luca Furlan. Quest’ultimo, il “rivale”, era accusato del reato più grave, d’aver colpito Garbetta con un martello, circostanza aggravante – il martello è assimilato un’arma – che ha portato il processo, non di fronte al giudice di pace, ma di fronte a quello monocratico.

I fatti si svolsero in via De Bonis, a Intra, di fronte al Mini Bar. Furlan, in auto con la fidanzata, passò di fronte al gruppo di Garbetta e, per vecchie ruggini, si presero a male parole. Una bottiglia fu infranta anche sul cofano del veicolo. Più tardi, dopo aver posteggiato, tornò indietro e finì a contatto con gli altri. Intervennero i carabinieri, che raccolsero le testimonianze e le querele. Nel raccontare i fatti Garbetta riferì di essere stato appunto colpito con un martello. L’oggetto, che non fu trovato e che gli stessi militari hanno riferito di non aver visto, probabilmente non c’era. È stato il diretto interessato, in aula rispondendo alle domande di pm e giudice, a spiegare che forse s’era confuso. Ciò ha imposto all’accusa di riformulare il capo di imputazione e a Furlan di finire assolto per l’uso dell’arma. Per gli altri reati più lievi – minacce e lesioni – e procedibili solo su querela, non s’è andati avanti perché tutti hanno rimesso le querele reciproche e la vicenda è finita.

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