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osp unico ott 2015 bis
VERBANIA – 16.10.2015 – Il siparietto tra Sergio Chiamparino

e la prima fila è l’emblema dell’ospedale unico che fu. “Possiamo anche cambiare idea…” dice il governatore del Piemonte premettendo di non conoscere nulla della battaglia politica di quindici anni fa pro e contro il progetto a Piedimulera. “Basta essere in buona fede”, gli fa eco un amministratore dalle prime sedie della sala “Ravasio”. “Sì, ma siamo in un paese cattolico – risponde tra l’ironico e il sornione l’ex sindaco di Torino – ci si può anche confessare e con due Ave Maria e tre Pater Noster va tutto a posto”.

Quello che nessuno vuole dire (forse non a caso Aldo Reschigna, ferreo oppositore dell’ospedale unico, ha taciuto tutto il tempo) è che il teatrino della politica inteso come corsa al consenso è uno sport nazionale per tutti. Non si spiega diversamente il sì di tutti gli oppositori di allora, qualcuno dei quali non solo s’è convertito, ma è pure diventato strenuo sostenitore della linea che aveva avversato. Né si sono alzate vibrate voci di protesta. Un caso su tutti è quello del leghista Alberto Preioni, vicesegretario del partito, il Carroccio, che alle elezioni provinciali del 2004 aveva corso in solitaria addirittura approntando la lista civica “Difendi i tuoi ospedali”. Mantenimento e potenziamento di Domo e Verbania contro l’ospedale unico è stato lo slogan che ha mietuto voti. Uno slogan messo nel cassetto dal sindaco di Seppiana che, sul palco, è intervenuto chiedendo qualche chiarimento tecnico e limitandosi a pretendere – promessa peraltro già avanzata in premessa – che fino al nuovo ospedale nulla si tocchi.

Dall’oggi al domani sono spariti tutti quelli che chiesero i referendum in Provincia e nei vari comuni, Verbania compresa. Sindaci, politici, sindacalisti e comitati – a Verbania ne erano nati addirittura tre per difendere l’ospedale “Castelli”, un partito politico aveva stretto il patto pro ospedale e il sindaco Zanotti aveva istituito una delega specifica a “tutela dell’ospedale Castelli” – si sono tutti convertiti alla lungimiranza di un ospedale unico per il territorio giustificando il dietrofront con la credibilità: quello di oggi è un progetto serio e realizzabile, quello di ieri no (ma nessuno sa spiegarne i motivi).

Il primo cittadino domese Mariano Cattrini, favorevole a un ospedale che guardi al futuro e che possa stare anche a Gravellona, ha detto sì senza tentennare. La sua posizione, coerente con la rottura che ne portò – nel 2001 – a ritirarsi dalla politica, mal si concilia con quella trasversale dei politici domesi che per ospedale unico volevano il “San Biagio” e mal digerivano Piedimulera, figuriamoci Gravellona o Ornavasso.

Se qualcuno s’aspettava di vedersi alzare i vari sindaci di centrodestra di allora e di sollevare almeno una polemica, è rimasto deluso. Non l’ha fatto neanche Ivan Guarducci, colui che sul progetto dell’ospedale unico ci rimise la poltrona di presidente della Provincia e se ne andò scagliando strali contro la demagogia e la rassegnazione del suo partito, Forza Italia, che cambiò idea dopo la “sberla” delle Provinciali.

Unica voce fuori dal coro, fuori dal clima da “volemose bene”, è stata quella del sindaco di Piedimulera, Alessandro Lana. Nel 2001 andava alle scuole medie, non è uomo di partito, né ha “scheletri nell’armadio”. Schiettamente, anche se con un velo di polemica – in particolare contro il sindaco di Verbania Silvia Marchionini “l’ospedale deve essere al massimo a Ornavasso…” – ha detto che il nuovo ospedale si deve fare dove s’era deciso. “Il sito c’è già, è stato ritenuto baricentrico, non servono varianti di Piano regolatore o altro, sono stati spesi soldi pubblici – ha detto, non incontrando troppo consenso –: se vogliamo fare in fretta e non sprecare denaro basta iniziare”.

Tutti felici e contenti, dunque. O, quasi, perché se è scontato che il progetto dell’ospedale unico passerà, non è così scontato che la scelta del sito, da chiudere in fretta, vada via così liscia nonostante le parole e i buoni propositi di tutti. 

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