VERBANIA – 24.09.2015 – Non un estorsione,
ma una “pressione indebita” e nessuna truffa. S’è chiusa così, con un assoluzione e una condanna per un reato di minore gravità, la vicenda giudiziaria di Sergio Borella, autotrasportatore di Verbania titolare dell’omonima ditta con sede a Fondotoce. L’uomo, difeso dagli avvocati Domenico Capristo e Rosalba Di Fede, era accusato di aver vessato i suoi autisti, costringendoli a guidare più del consentito, a sostituire i dischi, a non fare pause, a trasportare carichi eccessivi e a pagare di tasca propria le multe, scalate dallo stipendio. Contro di lui le denunce di alcuni dipendenti, di cui uno solo s’è costituito parte civile.
Secondo l’accusa questi comportamenti configuravano un reato molto grave come l’estorsione, al quale s’aggiungeva la truffa ai danni dell’Inps nel momento in cui, pur mettendo in cassa integrazione gli autisti, Borella li mandava ugualmente sulla strada a guidare il camion. Nei suoi confronti il pm Anna Maria Rossi aveva chiesto una condanna a cinque anni.
Il giudice del tribunale di Verbania Claudio Michelucci ha invece ritenuto l’insussistenza della truffa, assolvendo l’imprenditore da quel capo d’imputazione, e ha derubricato l’estorsione a violenza privata, non ravvisando quindi l’ingiusto profitto o il danno a carico dei dipendenti. Alla parte civile costituita è stato assegnato un risarcimento di 10.000 euro (la richiesta era di 30.000) oltre alle spese legali.