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VERBANIA – 19.03.2015 – Stop alla chiusura degli uffici postali montani.

Almeno per ora. Non è dato sapere ancora se la scelta è definitiva o dettata solo dalla levata di scudi di sindaci, Regione e Uncem. Sta di fatto che Poste Italiane ha innescato una parziale retromarcia sospendendo il piano di razionalizzazione che, nel solo Piemonte, avrebbe fatto sparire 40 uffici e ridimensionato nell’orario altri 134, la stragrande maggioranza dei quali in realtà periferiche e montante.

La decisione è stata annunciata dalla stessa azienda attraverso un comunicato stampa in cui si afferma che “la presenza territoriale è elemento fondante del Piano industriale di Poste, che ha come principale obiettivo quello di includere tutti i cittadini nella trasformazione digitale e di migliorare continuamente la qualità del servizio”.

Ciò non significa che tutto resterà come prima, ma solo che “Poste Italiane procederà all’attuazione del piano di razionalizzazione dopo aver completato il dialogo avviato con le Regioni, per l’analisi di dettaglio dei territori”.

A livello locale il primo a mobilitarsi era stato il sindaco di Stresa Canio Di Milia, che in difesa dell’ufficio postale della frazione Carciano aveva promosso in prima persona una raccolta firme tra i cittadini. A fianco di Di Milia si sono schierati altri colleghi del Verbano. La scorsa settimana una lettera ufficiale firmata da Silvia Marchionini e Mariano Cattrini, primi cittadini rispettivamente di Verbania e Domodossola, aveva messo in guardia le Poste minacciando addirittura di impugnare il piano di tagli di fronte al Tar.

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