VERBANIA – 02.07.2015 – Le avevano promesso che in Italia
avrebbe lavorato come cameriera, ma in realtà l’avevano costretta a fare “vita”. Il tribunale di Verbania (collegio presieduto da Luigi Montefusco e composto da Rosa Maria Fornelli e Raffaella Zappatini) oggi ha condannato Vincenzo Basile a quattro anni e dieci mesi, con 3.000 euro di multa e 10 anni di interdizione dai pubblici uffici. Era a processo, insieme alla compagna Francesca Basso – assolta per non aver commesso il fatto – con l’accusa di sfruttamento della prostituzione.
Quella della giovane romena, che oggi s’è rifatta una vita, è una storia che lambisce il Lago Maggiore, e che si svolge anche tra Arona e Meina, località dove si prostituiva negli appartamenti presi in affitto dai suoi sfruttatori. La sua odissea inizia a fine 2011, quando la ragazza incontrò nel suo paese il connazionale Ilie Chiriac (condannato e oggi detenuto a Biella), che le offrì un posto di lavoro in Italia. All’arrivo dalla Romania si trovò invece suo malgrado indirizzata al business della prostituzione. Il suo trasferimento sul Verbano avvenne, così è stato ricostruito nel processo, con l’incontro tra Chiriac e Basile, avvenuto in una palestra. Quel “patto” la portò a Meina e Arona. Lì un connazionale la convinse a andare in polizia e denunciare i suoi protettori. Le indagini condotte dalla squadra anti-tratta della Dia di Torino permisero di identificare in Basile quell’uomo che la giovane romena conosceva solo di vista e che aveva descritto come massiccio e con diversi tatuaggi.
Al processo di oggi il pm Laura Carrera aveva chiesto una condanna di 4 anni e 3 mesi più 6.000 euro di multa per Basile (difeso dall’avvocato Giovanni Adami di Udine) e di 1 anno e 4 mesi e 1.000 euro di multa per Basso. Il collegio di giudici ha assolto la donna ma ha aumentato la pena per l’uomo, che si trovava già in stato detentivo e che è tornato in carcere, dove dovrà scontare la sua condanna.